CREDITI
concept e regia NICOLA DI CHIO, MIRIAM SELIMA FIENO
in scena GIORGIA POSSEKEL, ABDO AL NASEEF ALNOEME
drammaturgia MIRIAM SELIMA FIENO
scenografia virtuale e light design MARIA ELENA FUSACCHIA
videomaking NICOLA DI CHIO, MIRIAM SELIMA FIENO, ABDO AL NASEEF ALNOEME, GIORGIA POSSEKEL
video di archivio HAZEM ALHAMWY
realizzazione modellini ILENIA LELLA FIENO
spazio sonoro ANTONELLO RUZZINI
produzione TIEFFE TEATRO MENOTTI, BOTTEGA DEGLI APOCRIFI
con il sostegno di CSS TEATRO STABILE DI INNOVAZIONE DEL FVG / DIALOGHI RESIDENZE DELLE ARTI PERFORMATIVE A VILLA MANIN, QUI E ORA RESIDENZA TEATRALE, L'ARBORETO TEATRO DIMORA DI MONDAINO, TEATRO GIOVANI TEATRO PIRATA / AMAT, ZONA K
in collaborazione con MISHWAR ONG
si ringrazia LA FAMIGLIA DI ABDO, LA FAMIGLIA DI GIORGIA, ANTHONY COL, AMINA, MATTEO FORCHERIO, EDMA SULIMAN E LA SUA FAMIGLIA, I BAMBINI DEL CAMPO PROFUGHI DI AKKAR, I BAMBINI DEL CAMPO PROFUGHI DI MAJADAL AANJAR, CASA DI QUARTIERE DI ALESSANDRIA.
progetto vincitore PREMIO YOUNG&KIDS 2022 FIT FESTIVAL LUGANO; BANDO ALTE MARCHE CREATIVE 2021; MENZIONE PREMIO SCENARIO INFANZIA
1. ABSTRACT
From Syria: is this a child? è nato dal nostro desiderio di trovare un linguaggio per parlare ai ragazzi ed è diventato uno spettacolo di teatro documentario che cerca di parlare a tutte le generazioni, attraverso un dialogo multimediale tra teatro, documento e cinema; dove la narrazione dal vivo, che parte da una lunga ricerca nelle storie vere dei protagonisti, si fonde alla narrazione audiovisiva.
La storia vera di Giorgia, una ragazzina italiana che sta vivendo il dramma della separazione dei genitori, si incrocia alla storia vera di Abdo, un giovane profugo siriano scappato dalla guerra che è in corso nel suo Paese da undici anni.
Un passato fatto di bei ricordi, momenti divertenti, fotografie e filmati per Giorgia, finito presto per via del divorzio di mamma e papà, un’infanzia mai iniziata per Abdo che, dalla finestra di casa sua, ha cominciato a riprendere con il cellulare le brutalità di una guerra che gli ha tolto tutto.
Nella performance Abdo e Giorgia non solo si esibiscono portando in scena le loro storie e il loro autentico legame di amicizia, ma si esibiscono anche per la prima volta nella loro vita.
Abdo cerca di mettere in contatto Giorgia con alcuni bambini in Siria, perché i bambini, senza gli errori degli adulti in mezzo, si possono ancora parlare.
Abdo cerca di mettere in contatto Giorgia con alcuni bambini in Siria, perché i bambini, senza gli errori degli adulti in mezzo, si possono ancora parlare.
Si possono scambiare messaggi. Di pace.
Di cambiamento. Si danno appuntamento a un futuro migliore. Se lo promettono a vicenda.
Di cambiamento. Si danno appuntamento a un futuro migliore. Se lo promettono a vicenda.
Gli spettatori sono invitati a entrare delicatamente in un mondo privato e lacerante insieme ai protagonisti, che, manovrando diversi dispositivi elettronici e condividendo materiali personali, accettano di esporre una elaborazione viva e dal vivo della loro biografia e degli aspetti privilegiati e dolorosi che hanno segnato le loro storie fino ad oggi.
Lo spettacolo va alla ricerca di un equilibrio tra storia personale e storia epocale, in un intenso affresco emotivo dove la tecnologia dilata come una lente di ingrandimento il nostro presente e apre squarci su mondi non poi così distanti, mostra i volti della guerra, entra dentro le case e ne fa vedere i frammenti, i ricordi, i futuri possibili.
Lo spettacolo va alla ricerca di un equilibrio tra storia personale e storia epocale, in un intenso affresco emotivo dove la tecnologia dilata come una lente di ingrandimento il nostro presente e apre squarci su mondi non poi così distanti, mostra i volti della guerra, entra dentro le case e ne fa vedere i frammenti, i ricordi, i futuri possibili.
2. IL PROGETTO ARTISTICO
«Mi chiamo Eva, e sono una bambina dimenticata. Ho un grande cuore, rivolto verso tutto il mondo. Mi darete mai la pace? Mi restituirete la mia infanzia? Vi supplico, fermate questa guerra».
Eva 10 anni, Siria 2019
Gli stati nel mondo sono più o meno 200, in 59 di questi, oggi, c’è una guerra in corso.
Un bambino su cinque, attualmente, vive in una zona di conflitto.
Sono 420 milioni in tutto le infanzie rubate.
Da sempre la guerra è nemica giurata dei bambini e lascia dentro di loro ferite psicologiche talmente profonde e inguaribili da compromettere gli adulti che diventeranno.
Un bambino su cinque, attualmente, vive in una zona di conflitto.
Sono 420 milioni in tutto le infanzie rubate.
Da sempre la guerra è nemica giurata dei bambini e lascia dentro di loro ferite psicologiche talmente profonde e inguaribili da compromettere gli adulti che diventeranno.
«Che cos’è davvero la guerra? Io non ho ancora capito chi è stato il primo a cominciarla».
Giorgia 12 anni, Italia 2020
E’ giusto che quei quattro bambini su cinque sappiano come vivono i coetanei nati nella parte sbagliata del Pianeta? Far ascoltare a loro una delle innumerevoli voci come quelle di Eva può essere un atto di risonanza?
Si può trovare un modo per parlare ai più fortunati e portare loro messaggi di coraggio e cambiamento?
Si può trovare un modo per parlare ai più fortunati e portare loro messaggi di coraggio e cambiamento?
From Syria: is this a child? prova a rispondere a queste domande mettendo a confronto l’infanzia di un’adolescente italiana e l’infanzia di un ragazzo siriano che ha vissuto in Siria sotto il conflitto, attraverso un dialogo tra teatro e video-documentario dove la narrazione dal vivo si intreccia alla narrazione audiovisiva.
In scena c’è Giorgia una ragazzina italiana di 14 anni, che racconta la sua vita quotidiana di europea in un florido tempo di pace, nella quale giace tuttavia il dolore di una guerra familiare che porta alla separazione dei suoi genitori; e c’è Abdo un giovane profugo siriano che attraverso un’amicizia inaspettata avvicina Giorgia alla conoscenza di un’altra guerra: quella fatta di bombe, missili, esplosioni sotto cui vivono migliaia di suoi coetanei in Siria. Quando Giorgia entra in contatto con questa realtà comincia a cambiare il suo sguardo sul mondo. Inizia una sua ricerca personale sul senso della guerra.
Chiede ad Abdo di raccontarle la sua storia e comincia a documentare tutto, raccoglie materiale audiovisivo, realizza piccole interviste, analizza cartine, esplora la Siria attraverso il web.
Chiede ad Abdo di raccontarle la sua storia e comincia a documentare tutto, raccoglie materiale audiovisivo, realizza piccole interviste, analizza cartine, esplora la Siria attraverso il web.
Con l’aiuto di Abdo attraverso mappe interattive ricostruisce quello che è accaduto in Siria dal 2011 a oggi e avviva una comunicazione via internet con un gruppo di bambini siriani che vivono in un campo profughi al confine tra il Libano e la Siria, perché è decisa a voler costruire un mondo migliore assieme a loro.
Le testimonianze e i racconti che ascoltiamo sono veri così come le immagini che vediamo: Abdo quando era ancora un bambino in Siria, dalla sua finestra è riuscito a riprendere col cellulare la guerra mentre avanzava nella sua città e si prendeva ogni cosa. Esplosioni, feriti, carri armati, morti, macerie, bombe, sparatorie, posti di blocco, armi, sangue hanno segnato da protagonisti la sua infanzia, costringendolo a soli dieci anni a lavorare per aiutare famiglia, fino alla fuga dalla Siria verso il Libano e poi dal Libano in Italia nel 2016.
Abdo e Giorgia in scena mettono a disposizione il loro archivio personale, raccontano la loro storia, dialogano, ricostruiscono il loro passato interagendo con fotografie, miniature delle loro abitazioni, video, proiezioni, documenti e manovrando tre telecamere dal vivo come per realizzare un documentario in diretta.
Tutto è mostrato in nome dell’autenticità e nella ricerca di un equilibrio tra storia personale e storia epocale.
Gli spettatori sono invitati a entrare delicatamente in un mondo privato e lacerante insieme ai protagonisti, che accettano di esporre una elaborazione viva e dal vivo della loro biografia e degli aspetti privilegiati e dolorosi che hanno segnato le loro storie fino ad oggi.
Lo spettacolo è un'incursione nel dolore e nelle sue diverse sfaccettature, attraverso il punto di vista di Abdo, di Giorgia e dell’occhio di una telecamera, che resta sempre accesa per dilatare ciò che l’occhio umano non coglie e restituire ingrandita e rallentata la bellezza e la brutalità di alcuni dettagli che nella quotidianità sfuggono, vengono ignorati o dati per scontati.
Che cosa significa diventare grandi?
Che cosa significa essere grandi?
Quali responsabilità assumersi? Di quali invece riuscire a liberarsi?
Il dolore degli altri.
Il proprio dolore.
Le immagini dalla Siria, il reportage in diretta, le voci e i volti dei bambini nei campi profughi, si mescolano al racconto di Abdo e di Giorgia in un dialogo multimediale dove il trauma viene elaborato parlandosi, confidandosi, raccontandosi.
Che cosa significa essere grandi?
Quali responsabilità assumersi? Di quali invece riuscire a liberarsi?
Il dolore degli altri.
Il proprio dolore.
Le immagini dalla Siria, il reportage in diretta, le voci e i volti dei bambini nei campi profughi, si mescolano al racconto di Abdo e di Giorgia in un dialogo multimediale dove il trauma viene elaborato parlandosi, confidandosi, raccontandosi.
La storia di Giorgia è quella di tanti ragazzini, la storia di Abdo è quella di tanti giovani rifugiati, riconoscere dove collocarci dentro questo panorama che ci riguarda è una responsabilità collettiva.
3. DICONO DI NOI
3.1 I PREMI
FROM SYRIA: IS THIS A CHILD? è vincitore di:
•PREMIO YOUNG&KIDS 2022 miglior spettacolo FIT Festival Internazionale del Teatro e della Scena Contemporanea di Lugano
motivazione:
“Esempio di teatro documentario che oltre a temi di assoluta attualità, troppo spesso dimenticati, tenta anche un audace confronto tra dolore privato e tragedia di popoli. Il mio dolore che apre a quello dell’altro, che consola e ci fa crescere e sperare insieme. La diversità che arricchisce. Questo spettacolo ha trasmesso un forte messaggio di generosità, autenticità e coraggio, nel presente verso l’avvenire”.
•BANDO DI RESIDENZA TEATRALE “ALTE MARCHE CREATIVE - CUORE ACCOGLIENTE DELL’APPENNINO” promosso da ATGTP Associazione Teatro Giovani Teatro Pirata in collaborazione con AMAT Associazione Marchigiana Attività Teatrali
•MENZIONE PREMIO SCENARIO INFANZIA 2020
motivazione:
«Per aver affrontato il tema contemporaneo della guerra in un progetto multimediale di teatro documentario, destinato a bambini e ragazzi, che mette a confronto le vite parallele di infanzie italiane e siriane e le coinvolge nella ricostruzione delle loro verità, in un difficile dialogo, vicino e lontano, possibile e impossibile, alla ricerca della gioia, nonostante tutto»
3.2 LA RASSEGNA STAMPA
From Syria: is this a child? (di N. Di Chio e M. S. Fieno)
«Più o meno tutti arriviamo da un dolore». E non importa che dolore sia, la sua genesi è sempre complessa da ricostruire, la sua eredità è ancora più difficile da curare. Di fronte ad esso, avvertiamo come il bisogno di una guida, qualcuno che quel dolore ci aiuti a raccoglierlo e proteggerlo, a scandagliarlo per giungervi alle origini più profonde. Avvertiamo il bisogno di una voce che lo comprenda per condividerlo. Mirian Selima Fieno e Nicola Di Chio ne raccolgono da anni i frammenti sparsi sulla superficie della terra, usandoli nella propria pratica di ricerca come autentici strumenti d’indagine. In From Syria: is this a child? calano il teatro documentario all’interno di due giovani microcosmi, anfratti di vite che vibrano sul palco di Zona K in cerca di ascolto. Qui, Giorgia è una ragazza italiana di 14 anni. Porta sempre con sé la macchina da presa e indaga attraverso di essa le fratture della propria storia per trovare una spiegazione alla sofferenza provata per la separazione dei suoi. E poi c’è Abdo, un ragazzo siriano di poco più grande, costretto fin da piccolo ad abbandonare la propria casa e la propria terra per una guerra che ha distrutto tutto, anche la sua infanzia, perché «in guerra non esistono bambini». La distanza delle geografie identitarie si trasforma nella vicinanza delle emozioni condivise; i due s’incontrano nella vita vera e sulla scena, uniti dal linguaggio della telecamera che attraverso riprese in diretta e preregistrate conferisce una veridicità grezza e pura al racconto. È questa la materia pulsante del giovane lavoro (che si avvale inoltre di attori non professionisti), l’eredità umana di un fare teatro che riflette una visione ben precisa dei due registi, l’impegno sociale che è sincera responsabilità, affidata ora a chi tra noi deve ancora scegliere chi vuole essere domani».
Per TEATRO E CRITICA Andrea Gardenghi
"Se questo è un bambino”: l’orrore della guerra in Siria come non era mai stata raccontata (su un palcoscenico)
«Il coraggio di un’impresa scenica sui generis per non dire unica».
Per LA STAMPA Michele Weiss
Le due guerre di Giorgia e Abdo
«Miriam Selima Fieno e Nicola Di Chio conferiscono una struttura drammaturgica stabile e organica alle parole, ai sentimenti e agli eventi vissuti dai due giovani».
Per HYSTRIO Alice Strazzi
«Giorgia e Abdo incarnano se stessi in un’opera del tutto intellegibile e di estrema complessità formale, con uso di schermi, videocamere, filmati registrati, riprese in diretta. Un’opera necessaria, che svela tanto del conflitto in Siria. Aiuta a capire, sensibilizza, offre una chiave di lettura illuminante sui flussi migratori[…]. Fieno e Di Chio sono bravi attori, che da qualche tempo sentono l’urgenza di approfondire le realtà che si affacciano sul Mediterraneo e contribuire alla comprensione di tutti. Ci stanno riuscendo egregiamente».
Per SIPARIO Maura Sesia
Due storie vere a confronto
«Finito lo spettacolo, il pubblico rimane scosso e commosso, ora sembra quasi di conoscere un po’ Giorgia e Abdo. Ci si rende però poi conto che la storia raccontata, in fondo, è una storia più grande di loro, persino più grande di noi: è una storia sull’umanità».
Per STRATAGEMMI PROSPETTIVE TEATRALI Shahrzad M.
Al centro i giovani adulti
«Quando la serata non si conclude con l’accensione delle luci di sala, ma genera un dialogo aperto e spontaneo in cui artisti e spettatori mettono in comune riflessioni, dubbi ed esperienze, quando il pubblico si trattiene in sala a fine spettacolo e fatica ad avviarsi all’uscita, quando gli applausi si ripetono a più riprese anche durante il dibattito e, alle reazioni commosse, si aggiunge il desiderio da parte dei giovani in sala di conoscere, capire, scegliere quale adulto diventare, allora ci si trova difronte a un teatro necessario».
Per KRAPP'S LAST POST Francesca Matria Rizzotti
Per una ecologia della multimedialità
«È giusto raccontare la guerra ai bambini?», ma in realtà qui è una bambina che ci racconta la guerra, che ci colpisce e ci interroga. In modo diretto come solo i ragazzini sanno fare. E a questa immediatezza di approccio al tema tremendo della guerra – senza sovrastrutture, senza sconti – corrisponde una spontaneità nell’uso delle tecnologie in scena che fa sembrare semplice anche il complesso lavoro di intreccio e sovrapposizione di piani narrativi, di linguaggi e di media. Non è il primo lavoro di Miriam Selima Fieno e Nicola Di Chio sui conflitti contemporanei a partire da esperienze dirette portate a scoprirsi sulla soglia insidiosa che separa la realtà dalla finzione. Un procedere artisticamente ibrido e politicamente esposto che ricorda l’approccio etico/estetico di Milo Rau».
Per ATEATRO Fernando Marchiori
Tra memoria e storia personale
«In “From Syria: is this a Child?” di Miriam Selima Fieno e Nicola Di Chio c’è molta verità, e molto dolore. Il lavoro ha ricevuto la menzione al Premio Scenario Infanzia 2020, e pur essendo nato per parlare ai ragazzi, è un lavoro che può dire qualcosa a tutte le generazioni. Presentato in forma di studio – manca ancora il terzo e ultimo capitolo – già così ha regalato tante emozioni, e spunti di riflessione».
Per KRAPP'S LAST POST Rita Borga
Storia collettiva e storia individuale
«From Syria, sembra essere l’unico progetto che si occupi del mondo, un mondo divenuto altro per l’asperità del conflitto più che per la lontananza geografica, ma ora, causa pandemia, tornato veramente ad essere distante, irraggiungibile. Per questo lavoro in particolare possiamo parlare di progetto di lungo corso e ampio respiro, visto che per parlare di guerra, morte, distruzione, profughi, diversità culturali ai bambini e ragazzi in modo molto diretto, esso si avvale di tecniche miste da docufiction, piani interpretativi intersecantesi tra biografico e politico, individuale e collettivo, coinvolgendo reti associative e territorialità, rapporto con paesi di mediazione quali il Libano, diverse fasce di età a confronto».
Per OSSERVATORIO PREMIO SCENARIO Silvia Napoli
Responsabilità
«From Syria: Is This a Child? di Miriam Selima Fieno avvicina la questione della memoria storica al presente, affrontando uno dei temi più difficili e complessi da raccontare a un pubblico individuato tra i 10 e i 18 anni. Si tratta di un vero e proprio documentario sulla guerra in Siria, in cui il teatro documento, l’inchiesta, la testimonianza diretta, i video compongono un viaggio di conoscenza dentro il groviglio inestricabile di un conflitto così atroce e, in senso lato, dentro la guerra tout court».
Per OSSERVATORIO PREMIO SCENARIO Stefano Casi