La ricerca artistica che Miriam Selima Fieno e Nicola Di Chio stanno sperimentando in questi ultimi anni è legata al teatro documentario.
I due artisti stanno segnando il loro solco originale in questo genere, dando vita a opere ibride che intrecciano le arti sceniche, al linguaggio del giornalismo narrativo, alle tecniche dell’audiovisivo.
Nei loro lavori la narrazione dal vivo, che parte da fonti autentiche e dalle storie vere dei testimoni-protagonisti, si avvale di dispositivi tecnologici (come telecamere, cellulari, schermi, proiezioni, video live e contributi video) per dialogare con il cinema documentario, facendo luce su storie del reale legate alla contemporaneità e su tematiche sociali e politiche di attualità che superano i confini nazionali.
Il documentario prende vita direttamente sul palco, grazie all'utilizzo di dispositivi che operano in tempo reale e a una regia video in diretta, in cui le telecamere e i contributi cinematografici diventano parte integrante della drammaturgia e dell'azione scenica. Questo stile narrativo permette al pubblico di immergersi gradualmente, insieme agli interpreti, in un'esperienza innovativa di indagine e scoperta.
Le loro opere nascono sempre da una ricerca intorno a un tema o una storia specifica. Nicola Di Chio e Miriam Selima Fieno dedicano molto tempo allo studio e all'investigazione intorno all’argomento scelto. Trattandosi quasi sempre di progetti a carattere internazionale, intraprendono viaggi e indagini all’estero, svolgono ricerche sul campo e mappature di luoghi, stabiliscono un rapporto con il territorio a cui il tema o la storia sono legati e con le persone che lo abitano. Raccolgono diversi materiali, inclusa documentazione cartacea, audiovisiva e fotografica, realizzano interviste ed esplorano archivi cartacei e multimediali.
Il lavoro di ricerca ed esplorazione delinea il percorso artistico di F/ENO D/ CH/O e culmina nella creazione di performance-reportage che cercano di raccontare la realtà come una storia, coinvolgendo lo spettatore in una composizione che unisce la forza fisica del mezzo performativo alla forza visiva del mezzo digitale. Gli interpreti, che possono essere attori professionisti o attivisti, migranti, rifugiati politici, bambini, non sono mai semplici personaggi, ma autentici testimoni della narrazione.
Per portare avanti i loro progetti i due artisti collaborano con diverse figure professionali come giornalisti, reporter, documentaristi, videomaker, attivisti, artisti, sociologi, docenti, ma anche artisti visivi, architetti, fotografi, creando spesso sinergie internazionali. Queste collaborazioni permettono loro di creare progetti originali che affrontano temi di portata globale, focalizzandosi principalmente su questioni di natura sociopolitica, con l’obiettivo di raccontare storie poco note di Paesi il cui contesto viene spesso ignorato dai media. Nonostante l'adozione di nuove tecnologie digitali, i due artisti mantengono un forte legame con il teatro e la sua estetica.